Morbo di Crohn, sintomi e alimentazione

Morbo di Crohn, sintomi e alimentazione

Morbo di Crohn, sintomi e alimentazione

In questo articolo cercheremo di fare luce su quella che è considerata una delle patologie più infide che possano toccare l’apparato gastroenterico, il Morbo di Crohn.

Indice:

Cos’è il Morbo di Crohn?

Il Morbo di Crohn, conosciuto anche con il nome di Malattia di Crohn in base alla recente denominazione scientifica, è una patologia infiammatoria cronica che colpisce principalmente l’apparato digerente, ma in alcuni casi può manifestarsi in modo disordinato in qualsiasi sezione a esso riconducibile, come nel caso della bocca o dell’ano.

Da un punto di vista prettamente scientifico, il Morbo di Crohn rientra in quella categoria medica denominata MICI riguardante, come l’acronimo stesso suggerisce, le malattie infiammatorie croniche intestinali.

Statisticamente parlando, il Morbo di Crohn si manifesta soprattutto nell’ileo terminale, cioè la parte finale dell’intestino tenue, o il colon, cioè una delle sezioni che forma l’intestino crasso.

L’aspetto più infido di tale patologia è che tende a manifestarsi gradualmente e difatti dei circa 200 mila pazienti che in Italia soffrono di infiammazioni o irritazioni intestinali di varia natura, si stima che circa il 30/40% possa essere affetto dal Morbo di Crohn pur non essendone ancora consapevole.

A tal riguardo è anche bene precisare come, in base ad alcune recenti ricerche, il numero di persone che ne soffre sembra essere in aumento, sebbene su questa conclusione il dibattito scientifico sia ancora aperto.

Dal momento che una delle sue caratteristiche principali è proprio quella di presentare un quadro sintomatologico molto variegato, ora approfondiremo proprio questo tema.

Morbo di Crohn, diagnosi e sintomi

Il quadro sintomatologico, in altre parole l’insieme dei sintomi di una determinata patologia, relativo al Morbo di Crohn è estremamente variegato poiché molto dipende da quali zone vengano effettivamente interessate, inoltre può variare da paziente a paziente complicando quindi le cose.

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Fortunatamente nella maggior parte dei casi sono presenti dei sintomi indicatori ben precisi tra cui:

· dolore addominale;

· perdita di peso;

· febbre;

· vomito;

· sangue nelle feci;

· diarrea cronica.

Ai fini del discorso, però, occorre anche precisare come molti dei suddetti sintomi, specialmente nelle fasi iniziali, tendano a essere gli stessi di un’altra patologia, la rettocolite ulcerosa, ed è proprio per questo, infatti, che spesso la diagnosi effettiva della Malattia di Crohn viene effettuata quando si trova in una fase più avanzata.

Quando però sopraggiunge la fase più avanzata, le manifestazioni sintomatologiche della patologia hanno già avuto un decorso piuttosto importante e ciò può favorire l’insorgenza di una fase acuta.

Quando il Morbo di Crohn entra nella fase più severa, infatti, gli effetti iniziano a diventare molto pericolosi per il paziente, questo perché lo stato infiammatorio intestinale può portare a delle e vere e proprie ulcere in grado di causare gravi complicazioni e persino perforazioni con interessamento degli organi più vicini.

Ed è a causa di quest’ultimo motivo che circa il 30/40% dei pazienti colpiti da tale patologia sono costretti a sottoporsi a una o più operazioni chirurgiche nell’arco della propria vita.

Non solo, in virtù del tasso di ricovero ospedaliero così elevato che interessa quasi la metà dei pazienti totali, la Malattia di Crohn viene considerata come potenzialmente invalidante.

Per completezza di informazione occorre comunque anche dire che la maggior parte dei pazienti riesce a convivere senza alcun problema con la malattia.

Per quel che riguarda la diagnosi, invece, il discorso può farsi notevolmente complicato poiché, come detto, spesso i sintomi iniziali non sono così facili da individuare e possono rendersi necessari diversi esami sia di laboratorio sia strumentali per andare a fondo della questione.

Molte volte, ad esempio, il Morbo di Crohn viene confuso con una semplice appendicite, dei calcoli al fegato o persino con una gastrite. Si comprende bene quindi come l’esperienza e la professionalità del medico curante giochino un ruolo di fondamentale importanza.

La presenza di diarrea cronica, cioè persistente per uno o più mesi, è di per sé un segnale fortemente indicatore, soprattutto se accompagnata da sangue nelle feci e/o muco.

Laddove quindi vi sia una presenza accertata di diarrea cronica, il medico curante può farsi già un’idea al riguardo della natura della patologia e procedere con l’effettivo accertamento del Morbo di Crohn andando a effettuare alcuni specifici esami e analisi.

Gli esami più utili per diagnosticare il Morbo di Crohn sono:

· esami delle feci, al fine di escludere cause riconducibili a diarrea o dolori addominali;

· esami del sangue, per valutare lo stato infiammatorio dell’organismo del paziente;

· gastroscopia e colonscopia, per visualizzare in tempo reale le condizioni dell’intestino e valutare se vi siano o no le lesioni caratteristiche di questa patologia;

· ecografia delle anse intestinali, grazie a cui monitorare lo stato infiammatorio delle pareti intestinali;

· enteroscopia con videocapsula, mediante cui valutare le condizioni dell’intestino tenue.

Le cause del Morbo di Crohn

Interrogarsi sulle cause del Morbo di Crohn significa essenzialmente entrare nel vivo di un dibattito scientifico che a oggi risulta essere ancora in corso.

La Malattia di Crohn, infatti, a oggi è considerata come una patologia idiopatica, priva cioè di cause conosciute, e difatti gli studi effettuati sinora dai ricercatori non hanno fornito dei risultati conclusivi.

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È stato comunque accertato come le alterazioni direttamente riconducibili alla patologia siano il risultato di un’attivazione disordinata del sistema immunitario della mucosa intestinale.

Sebbene non se ne conoscano quindi le cause precise, i ricercatori sono riusciti a individuare quelli che sembrano essere i 3 principali fattori scatenanti la cui azione, spesso condivisa, porta all’insorgenza della malattia.

Nello specifico tali fattori sono:

· genetica;

· reazione autoimmune;

· altri fattori.

Per quanto riguarda la genetica, delle volte la malattia presenta un carattere famigliare. Diversi studi hanno infatti appurato come laddove la patologia affligga un consanguineo, le probabilità di svilupparla da parte di un soggetto con stretta parentela siano maggiori. Studi in tal senso sono però ancora in corso e quindi da considerarsi come non definitivi.

Altre ricerche, invece, suggeriscono come l’insorgenza della Malattia di Crohn possa essere il risultato di una reazione autoimmune, di una situazione medica cioè nella quale il sistema immunitario del paziente inizia ad attaccare le cellule sane.

L’ipotesi più accettata a oggi è che i batteri presenti nel tratto intestinale possano favorire tale reazione autoimmune provocando quindi uno stato infiammatorio diffuso riconducibile ai sintomi del Morbo di Crohn.

Infine abbiamo gli altri fattori. In questo caso occorre fare delle distinzioni, poiché gli elementi in gioco sono diversi e tra loro molto variegati.

Il fumo, ad esempio, sembra essere un fattore particolarmente nocivo per tale patologia andandone a raddoppiare le probabilità di insorgenza.

Poi c’è lo stress che, pur non rappresentando un fattore scatenante diretto, può contribuire ad aggravare i sintomi già presenti.

Anche il regime alimentare del paziente ha la sua importanza, dal momento che diverse ricerche sembrano suggerire come una dieta ricca di grassi aumenti le probabilità di insorgenza del morbo.

Infine, vi sono alcune categorie di farmaci come gli antibiotici, gli antinfiammatori non steroidei (FANS) e pillole anticoncezionali che sembrano aumentare il tasso di rischio di insorgenza della malattia.

Per completezza di informazione occorre comunque precisare come i temi sviluppati intorno alla categoria degli altri fattori siano anch’essi ancora oggetto di studio e quindi non siano da considerarsi come conclusivi.

Il Morbo di Crohn può sopraggiungere a qualsiasi età, indipendentemente dal sesso della persona, tuttavia da un punto di vista statistico è interessante notare come i soggetti più colpiti possiedano nella maggior parte dei casi tali caratteristiche:

· età compresa tra i 20 e i 29 anni;

· fumatori;

· abbiano uno o più consanguinei portatori di malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI).

Morbo di Crohn, le cure

Sfortunatamente a oggi non esiste una cura definitiva in grado di debellare il Morbo di Crohn.

Tuttavia vi sono diversi farmaci che consentono ai pazienti di poter convivere con questa malattia attenuandone i principali effetti con relativo incremento della qualità della vita.

Se sperimentati per lunghi periodi, infatti, tali trattamenti farmacologici possono indurre la remissione, cioè la scomparsa dei sintomi, e mantenere nel tempo la nuova condizione acquisita.

Non solo, occorre anche dire che grazie ai numerosi progressi compiuti ultimamente nell’ambito farmacologico, il ricorso all’intervento chirurgico ormai si rende necessario solo nei casi in cui vi siano condizioni mediche abbastanza gravi da destare preoccupazione per la vita del paziente.

Casi di fistole, stenosi o ascessi e più in generale di complicazioni di varia natura riconducibili a tale malattia, infatti, devono essere necessariamente trattati con un approccio chirurgico per evitare che gli eventuali peggioramenti mettano a rischio la vita del paziente.

Ritornando ai farmaci, solitamente quelli utilizzati servono a ridurre lo stato infiammatorio intestinale e nello specifico i più comuni sono:

· farmaci cortisonici;

· farmaci immunosoppressori;

· farmaci a base di mesalazina;

· farmaci biologici.

Generalmente, però, si può dire che l’approccio terapeutico al Morbo di Crohn sia a tutti gli effetti un approccio multidisciplinare, cioè facente ricorso a diverse soluzioni per la risoluzione più o meno definitiva del problema.

L’avvicendarsi di terapie farmacologiche, riposo intestinale e chirurgia, con quest’ultima da riservare solo nei casi più gravi, di solito è sufficiente a garantire al paziente una vita più che soddisfacente.

Ovviamente tenendo conto della necessità di mettere in atto piccole precauzioni, a cominciare dal regime alimentare.

Morbo di Crohn e alimentazione da seguire

Essendo la Malattia di Crohn una patologia attualmente dalle cause sconosciute, ancora non si sa quale tipo di rapporto vi sia con l’alimentazione.

Nonostante ciò, è stato appurato come modificare il proprio regime alimentare optando per alcuni cibi piuttosto che per altri possa aiutare a contenere i sintomi.

Ad esempio, sono diverse le ricerche che hanno posto l’attenzione su un fatto molto interessante: sembra che lo stile alimentare denominato occidentale possa effettivamente contribuire a incrementare il tasso di rischio di insorgenza della malattia.

Per occidentale si intende quello stile di alimentazione che tende a prediligere il consumo di grassi, proteine animali, carboidrati raffinati e bevande zuccherate a discapito delle fibre.

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Al contrario, un’alimentazione prettamente basata sul consumo di fibre, frutta e verdura, frutta secca e cereali, olio di oliva e pesce sembrerebbe efficace nel ridurre l’insorgenza dei fattori scatenanti responsabili della malattia.

E benché non rappresenti una verità scientifica ufficiale, è molto indicativo notare come l’aumento dei casi di Morbo di Crohn si sia avuto negli ultimi anni proprio nei Paesi più ricchi, gli stessi in cui le persone tendono ad avere un’alimentazione occidentale.

La dieta mediterranea, quindi, in virtù del suo profondo equilibrio in tutti i principali nutrienti, sembra essere quella più opportuna da seguire anche a fronte dei numerosi benefici che è in grado di apportare, indipendentemente dalla sua effettiva funzionalità, nel contrastare i sintomi della suddetta patologia.

Volendo comunque fornire un elenco il più esaustivo possibile dei cibi e degli alimenti che dovrebbero essere assunti in quantità limitate, abbiamo:

· cibi fritti;

· bevande zuccherate;

· margarine;

· cibi elaborati;

· cibi speziati;

· dolci ricchi di additivi e conservati;

· carni grasse;

· salumi;

· alimenti processati, come le classiche merendine;

· caffè;

· alcolici;

Gli alimenti invece da prediligere sono:

· pollame;

· pesce;

· grassi non idrogenati;

· olio di oliva;

· fibre solubili, come pera, mela, patate, etc;

· fibre insolubili, come semi, frutta secca, cereali integrali, etc, seppure in quantità più ridotta rispetto alle precedenti.

Morbo di Crohn e le ultime cure

Chiedersi a che punto siamo attualmente con le scoperte relative al Morbo di Crohn significa essenzialmente interrogarsi sulle potenzialità dei progressi nel campo della medicina e della farmacologia.

La definizione di Morbo di Crohn, o Malattia di Crohn, risale addirittura agli anni ’30 quando alcuni chirurghi dell’Università Mounth Sinai di New York individuarono per la prima volta in un paziente uno stato infiammatorio diffuso nell’intestino tenue che sembrava essere non riconducibile a nessuna delle patologie allora conosciute.

Tra questi chirurghi vi era il dott. Burrill Bernard Crohn.

Da allora sono trascorsi diverse decine di anni, tuttavia i progressi scientifici acquisiti sono stati di una tale portata che sarebbe come paragonare due ere tra di loro lontanissime.

Nonostante ciò, però, la lotta contro questa infida patologia continua e a oggi segnali interessanti sembrano provenire da diverse parti.

Le ultime sperimentazioni, infatti, hanno fatto registrare dei risultati molto promettenti per quel che riguarda la chiusura delle fistole e il rimodellamento della mucosa intestinale grazie alle cellule staminali.

Ma oltre a ciò, segnali di speranza provengono anche dal settore farmacologico dove, accanto ai tradizionali farmaci tuttora utilizzati, iniziano a prendere piede i cosiddetti farmaci biologici.

Per farmaci biologici si intende una specifica categoria di farmaci che, a differenza di quelli tradizionali ottenuti tramite sintesi chimica, vengono creati partendo da materiale biologico.

Nello specifico, alcune molecole che andranno poi a rendere possibile l’azione di un determinato farmaco vengono coltivate in vitro in laboratorio.

Tra questi farmaci vi è l’Ustekinumab, da poco disponibile anche in Italia, che sembra essere molto efficace nell’indurre la remissione della Malattia di Crohn e nel mantenerla per lunghi periodi.

In quasi il 75% dei pazienti è stato appurato come la somministrazione di tale farmaco inducesse la remissione dopo appena due anni.

A oggi comunque la più grande sfida dei nuovi farmaci studiati e progettati per contrastare i sintomi del Morbo di Crohn è quella di riuscire a combinare la remissione repentina della malattia con un mantenimento efficace nel lungo periodo.

Si tratta di un obiettivo che, per quanto possa sembrare ovvio, in realtà è molto complesso perché va a riguardare direttamente quella che è la condizione progressiva del paziente e soprattutto le sue possibilità nel godere di determinati standard in termini di qualità della vita.

Il suddetto Ustekinumab, dal canto suo, ha dimostrato di essere in grado di apportare miglioramenti già nelle prime tre settimane dalla sua somministrazione ed è per questo che è quanto mai necessario continuare ad avere una cieca fiducia nel progresso scientifico.

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